Judo - Arte Marziale Giapponese

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Kyūzō Mifune (a sinistra) e Kanō Jigorō (a destra).Il Judo (柔道 Jūdō, Via della Cedevolezza) è un'arte marziale giapponese formalmente nata in Giappone con la fondazione del Kōdōkan da parte del Prof. Jigorō Kanō, nel 1882. 
I praticanti di tale disciplina sono denominati judoisti o più comunemente judoka (柔道家 jūdōka), con un certo abuso di linguaggio in quanto la parola 家ka è un suffisso nobiliare che andrebbe usato solamente dal raggiungimento del 3°Dan in poi.

"Il jūdō è la via (道) più efficace per utilizzare la forza fisica e mentale. 
Allenarsi nella disciplina del jūdō significa raggiungere la perfetta conoscenza dello spirito attraverso l'addestramento attacco-difesa e l'assiduo sforzo per ottenere un miglioramento fisico-spirituale. 
Il perfezionamento dell'io così ottenuto dovrà essere indirizzato al servizio sociale, che costituisce l'obiettivo ultimo del jūdō.
Jū (柔) è un bellissimo concetto riguardante la logica, la virtù e lo splendore; è la realtà di ciò che è sincero, buono e bello. L'espressione del jūdō è attraverso il waza, che si acquisisce con l'allenamento tecnico basato sullo studio scientifico."
(Jigorō Kanō)

Il jūdō è in seguito divenuto ufficialmente disciplina olimpica nel 1964, in occasione delle Olimpiadi di Tōkyō, e ha rappresentato alle Olimpiadi di Atene 2004 il terzo sport più universale, con atleti da 98 paesi.

Il termine "jūdō" è composto da due kanji: 柔 (jū, yawara = gentilezza, adattabilità, cedevolezza) e 道 (dō = via); ed è quindi traducibile anche come via dell'adattabilità, o via della gentilezza; esplicitando così il principio yawara (柔?) sul quale si basa il jūdō.
 
« Il termine "jūdō" è stato usato in tempi remoti antecedenti alla restaurazione Meiji, ma generalmente si preferiva dire "jū-jutsu", o più comunemente "yawara", che compendia il precedente: l'uno richiamandosi all'agilità vera e propria e l'altro alle tecniche di attacco e difesa.»
(Jigorō Kanō)

Il jūdō del Prof. Kanō è l'evoluzione del jū-jutsu della Tenshin Shin'yo-ryũ e della Kitō-ryũ.

Il Jūdōgi

I jūdōka portano una tenuta chiamata Jūdōgi composta da pantaloni di cotone bianco rinforzato soprattutto alle ginocchia (zubon) e una giacca bianca di cotone rinforzato (uwagi) tenuti insieme da una cintura (obi) colorata. Introdotto nel judo per la prima volta, il colore della cintura serve a riconoscere il grado e l'esperienza di un judoista. In gara i contendenti indossano una cintura bianca o rossa da sola o in aggiunta alla propria cintura allo scopo di distinguerli e attribuire i punteggi conquistati in gara. 
Nei tornei e campionati internazionali ed olimpici uno dei due indossa un judogi di colore blu, per essere meglio distinguibili non tanto dall'arbitro quanto dal pubblico, specialmente televisivo.

Il dōjō

Il luogo dove si pratica il judo si chiama Dojo (道場 dōjō, luogo (di studio) della via), termine usato anche nel buddhismo giapponese a indicare la camera adibita alla pratica della meditazione zazen (坐禅 zazen, posizione dello zen), e per estensione, indica un luogo ove il reihō (礼法 reihō, etichetta) è requisito fondamentale.

Nel Dojo, il judo viene praticato su un materassino chiamato tatami (畳 tatami). Il tatami in Giappone è fatto di paglia di riso, ed è la normale pavimentazione delle abitazioni in stile tradizionale. Fino agli anni settanta circa si è usato anche per la pratica del judo, ma oggi, per fini igienici ed ergonomici, si usano materiali sintetici: infatti per la regolare manutenzione del dōjō è importante che i tatami siano facili da pulire, e per consentire ai judoka di allenarsi confortevolmente, devono essere sufficientemente rigidi da potervi camminare sopra senza sprofondare e adeguatamente elastici da poter attutire la caduta.

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